Venerdì 11 Gennaio 2013 alle ore 20,30 presso l'auditorium del museo di scienze naturali in via Ozanam, 4 a Brescia, Marco Tiraboschi musicherà uno dei più grandi capolavori della storia del cinema: Aurora, del tedesco Willem Murnau.
Grazie al contributo del fisarmonicista Gino Zambelli, i musicisti lavoreranno di contrappunto alle immagini, eviscerando la ricerca sonora attuata da Tiraboschi negli ultimi anni. Sonorità con rimandi ai tempi in cui fu girata la pellicola contrapposte ad altre, contemporanee, fatte di raffinate suggestioni, che permettano di gustare pienamente la freschezza e la modernità di quest'opera. Il lavoro è frutto di un'esperienza decennale di sonorizzazione di pellicole che è stata pionieristica nella città di Brescia.
Il film sarà introdotto dallo stesso Tiraboschi, che da tempo affianca all'attività di musicista, quella di appassionato curatore di rassegne cinematografiche.
L'evento è organizzato dall'associazione Tina Modotti, una delle realtà più attive ed indipendenti della città.
"Canzone di due esseri umani". Sedotto da una vamp di città, un campagnolo, marito e padre, medita di sbarazzarsi della moglie, annegandola durante una gita in barca, ma ci ripensa. Giunti in città, i due si riconciliano, trasformando il loro breve soggiorno in un secondo e allegro viaggio di nozze. Nel tragitto di ritorno li coglie una burrasca e la donna rischia di annegare, ma è salvata da un vecchio pescatore. L'Uomo e la Moglie (così sono chiamati, con la Donna di Città, nei titoli) riaffermano la loro unione amorosa mentre s'alza la luce dell'alba. Primo dei quattro lungometraggi americani di Murnau, prodotto da William Fox, è ancora assai "tedesco": la sceneggiatura è di Carl Mayer, dalla novella Die Reise nach Tilsit di Hermann Sudermann e la scenografia di Rochus Gliese. Nella prima edizione degli Academy Awards (1927-28) ebbe 3 Oscar: miglior film artistico, migliore attrice J. Gaynor, fotografia Charles Rosher e Karl Struss che non nascondono reminiscenze di luce espressionista. È diviso in tre parti: la prima cupa, quasi da noir e la terza drammatica, angosciosa sino al più tradizionale happy end che esalta il moralismo sentimentale di fondo, fino a quel momento controllato dallo stile. Nella parte centrale in città, la più ampia, si sviluppano, grazie ai ricchi mezzi messi a disposizione, il geniale impiego della mobilità della cinepresa, della luce, della profondità di campo, ma anche la direzione degli attori (e dei loro corpi), il ricorso alle gag comiche, la tipizzazione delle figure di contorno: il tono è euforicamente hollywoodiano. "La sensibilità del regista stringe in un solo nodo il momento reale e il momento simbolico." (F. Savio). Rifatto nel 1939 a Berlino da Veit Harlan con Verso l'amore. Ridistribuito in una copia restaurata dalla BIM nell'estate 2004 con una colonna musicale di Hugo Riesenfeld. (Il Morandini)